Ripartenza, incontro, nuovi bisogni e nuovi ascolti necessari. Una sfida per il mondo della cultura in generale, che diventa una vera e propria missione di educazione sociale se si parla alle nuove generazioni, che tornano alla vita di relazione dopo oltre un anno di distanza. I giovani sono protagonisti attivi e passivi di un linguaggio che cambia e dirotta interessi. Come si muove il Comune di Mantova su questo terreno e quali nuovi obiettivi si pone?
Lo abbiamo chiesto ad Alessandra Riccadonna, assessora alle politiche giovanili, sistema bibliotecario e valorizzazione del sito Unesco.
Partiamo da una domanda più di contesto: quanto e come partecipano i giovani mantovani alla vita culturale della città?
Mantova è una città a forte vocazione culturale dove molte sono le iniziative e le attività, non sempre però tagliate sulle esigenze e le passioni dei giovani. Il Comune mira principalmente a un coinvolgimento tramite l’organizzazione di eventi; la Biblioteca Baratta, sfruttando anche il proprio cortile, ha organizzato a partire dalla primavera, eventi e rassegne (Fabbrica dei Libri, Barattaalcubo…) che comprendessero anche azioni per i più giovani ottenendo una buona partecipazione e permettendoci di definire quali sono gli argomenti di maggiore interesse. Molteplici anche le azioni nei musei e altre realtà del territorio per il coinvolgimento dei ragazzi in attività culturali e creative. Il problema è suscitare davvero l’interesse dei ragazzi e raggiungerli: i concerti al Bike-in, con alcuni ospiti conosciuti perlopiù dai giovani, sono stati un successo, momenti di divertimento in sicurezza e parziale ritorno alla normalità. Sul piano della partecipazione attiva e dell’associazionismo, complice anche il Covid, riscontro invece delle debolezze che stiamo cercando di analizzare e provare a limitare offrendo per quanto possibile il nostro supporto.
Sta per chiudersi per lei il primo anno di assessorato che tra le deleghe include, oltre alle politiche giovanili, anche sistema bibliotecario e sito unesco. Il coinvolgimento delle nuove generazioni ha una stretta connessione con il tessuto culturale, la sua valorizzazione e l’accesso alla cultura. Quali iniziative state mettendo in campo in questa fase inter-pandemica di ripartenza, per favorire il dialogo tra giovani e cultura? Si è perso terreno in questi mesi?
In estate abbiamo avviato tavoli informali con le associazioni giovanili che procederanno anche per questo e il prossimo mese per provare a capire le nuove esigenze e necessità conseguenti alla pandemia e per aggiornare le nostre iniziative. Si tratta spesso di trovare il linguaggio corretto per avvicinare o ri-avvicinare i giovani alle tematiche proposte. Il digitale sta prendendo il sopravvento e non siamo preparati, e questa digitalizzazione porta a un isolamento, a un allontanamento e disaffezione verso la “cosa pubblica”. La fruizione culturale oggi forse in diminuzione da parte dei giovani andrebbe ripensato facendo fronte comune con altre Istituzioni, quali la scuola, la famiglia, centri aggregatori di cultura e di educazione. Per esempio tramite la didattica Unesco si è riusciti a far conoscere il significato di essere un sito patrimonio mondiale e i valori Unesco.
Purtroppo è molto difficile fronteggiare tale carenza e ci piacerebbe provare a limitarla mediante iniziative che riportino i giovani all’aggregazione. La frequentazione di spazi pubblici è importante e deve essere perseguita, sia mediante l’organizzazione di eventi che soprattutto tramite l’ampliamento dell’offerta di servizi espressamente indirizzati ai giovani. Non sempre è facile perché vi è moltissima frammentazione di interessi e livelli distinti di approccio alla cultura. La Biblioteca Baratta, sempre più investe in progetti di promozione della lettura anche adottando nuove modalità di diffusione, progetti che necessitano di rete e lavoro comune sul territorio. “I sei gradi di lettura” ne è l’esempio, un progetto presentato a Fondazione Cariplo che vede proprio questa collaborazione tra enti territoriali come la Rete bibliotecaria Mantovana, Festivaletteratura, Cooperativa Charta e altre realtà anche di volontariato importantissime presenti sul territorio.
Durante Fatticult vogliamo ascoltare i giovani creativi, premiare le loro idee, costruire momenti riservati all’incontro con loro. Spesso queste iniziative sono laboratori utili anche ad operatori culturali e istituzioni per capire sempre meglio quale sia l’approccio più adeguato per lavorare su un terreno condiviso e coinvolgente per tutti. Cosa avete appreso in questo senso lavorando a contatto con i giovani in questo ultimo anno?
I giovani hanno voglia di socializzare, di comunicare, di vita, è intrinseco nel loro essere. E sono stati limitati molto in ciò in questi ultimi due anni. Credo che un graduale ritorno a una nuova normalità sia necessario. E bisogna ripartire dalla semplicità, dalla naturalezza nello stare insieme, riportare il focus sulle relazioni. Bisogna trovare una vera “empatia sociale” per creare politiche culturali, processi di interscambio e crescita dell’individuo all’interno della comunità. La spettacolarizzazione può non avere limiti e gli Enti non hanno strumenti per mettersi sullo stesso piano di Netflix ma possono avere un ruolo importante nell’organizzazione di servizi, nel riportare i giovani negli spazi pubblici, e nell’accelerare e facilitare la coprogrammazione e coproduzione di eventi.
Creative Lab e Santagnese10 sono due spazi in continua trasformazione. Cosa rappresentano per il Comune di Mantova?
Che tipo di evoluzione immaginate?
Santagnese10 ha rappresentato una nuova modalità di vivere spazi pubblici, ponendo anche le prime fondamenta di quello che è poi stato Creative Lab. Siamo nel cuore di Mantova ed è necessario ripensare a Santagnese; sono necessari in primis lavori edili che rendano più salubre l’ambiente, in programma grazie al bando di Regione Lombardia “Generare il futuro” aggiudicato quest’anno dal Comune di Mantova. Si pone il problema di una rifunzionalizzazione e ridefinizione degli spazi che vanno rilanciati e sfruttati al meglio. Creative Lab, oggi polo della creatività e dell’arte, potrebbe ambire sempre più a polo di innovatività anche sul piano aziendale, sostenendo non solo artisti e creativi ma le start up che sorgono sul Territorio, un po’ come successo per Arche 3D.